La propulsione era esclusivamente velica, solo negli anni venti del secolo scorso sono stati installati motori.
Il leudo nell'ultimo periodo della sua diffusione, e cioè nella prima metà del secolo scorso, era un'imbarcazione adibita al trasporto di vino e formaggi dalle isole, sabbia e materiali vari lungo la Riviera. Fino agli anni 50 trasportava vino dall'isola d'Elba.
Esistevano quindi Leudi vinaccieri con botti costruite a bordo sottocoperta, e botticelle piccole in coperta, Leudi
formaggiai, preannunciati dal tipico odore e leudi "surairi" (da sura= ghiaia) adibiti al trasporto di sabbia per l'attività edilizia. Esistevano leudi minori chiamati latini a Sestri e Rivanetti a Riva Trigoso, adibiti nella seconda metà dell'ottocento, alla pesca con le manate nei mari al largo dell'Africa o sulle coste toscane laziali. A bordo avevano le provviste e l'occorrente per salare le acciughe, andavano sulla costa principalmente per asciugare le reti o ripristinare provviste, di solito la stagione aveva termine entro la prima decade di luglio.
Gli ultimi leudi furono abbandonati negli anni 50 soppiantati dal trasporto su gomma, dall'istituzione di traghetti
per le isole e dagli alti costi di manutenzione che avevano sconsigliato i proprietari di sostenere i costi del loro mantenimento per cui li hanno lasciati perire. Solo pochi, per merito di alcuni appassionati delle tradizioni marinare, si sono salvati e di questi il Nuovo Aiuto di Dio oggi è l'unico in Liguria in grado di navigare. Varato nel 1925 in sostituzione del precedente "Aiuto di Dio" naufragato sulle secche toscane è stato adibito dalla famiglia Zolezzi proprietaria al trasporto del vino. Per la sua storia e quella degli altri leudi si può consultare Giovanni Panella, Leudi di Liguria, Genova, Tormena Editore, 2002. ISBN 8884800307 e Bo Edoardo – Il leudo Rivano.